martedì 9 novembre 2010

Pensiero Uno - Quando toglierai l’ansia dal nostro cuore?

"Ricorreva a Gerusalemme la festa delle Encenie. Pioveva, e Gesù passeggiava nel Tempio sotto il portico di Salomone, quando i Giudei si raccolsero intorno a lui e gli domandarono: “Quando, dunque, toglierai l’ansia dal nostro cuore? Se tu sei il Cristo dillo a noi apertamente". E Gesù rispose: "L’ho già detto, e voi non credete. Le opere che io compio in nome del Padre, testimoniano per me; ma voi non credete perché non fate parte del mio gregge. Le mie pecore ascoltano la mia voce, e io le conosco. Esse mi seguono, e io do loro la vita eterna: non moriranno mai, e nessuno le porterà via dalle mie mani. Il Padre mio, che me le ha date, è al di sopra di tutti; e nessuno può strapparle dalle sue mani. Io e il Padre siamo una sola cosa". I Giudei presero ancora una volta delle pietre per lapidarlo. E Gesù si rivolse a loro dicendo: "Io vi ho mostrato molte opere buone fatte per virtù del Padre: per quale di queste opere volete lapidarmi?". I Giudei risposero: "Noi non ti vogliamo lapidare per le buone opere compiute, ma per la bestemmia contro Dio, e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio". Gesù rispose: "Non è scritto nella vostra legge: Io ho detto: Voi siete dèi? Se, dunque, la Legge chiama dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere smentita), come potete dire voi che io, consacrato dal Padre e inviato nel mondo, bestemmio perché ho detto: - Io sono Figlio di Dio -? Se non compio le opere del Padre mio, voi non mi credete; ma se le compio, anche se voi non volete credere a me, credete almeno alle opere: saprete così e riconoscerete che il Padre è in me, e che io sono nel Padre".


(Vangelo di Giovanni, X, 22-38; trad. di S. Quasimodo)


Quel 25 dicembre di un anno imprecisato, i giudei che si rivolgono a Gesù nel portico di Salomone, avanzano una richiesta terapeutica del tutto simile a quella che ancora oggi viene formulata nell’ambito del setting psicoanalitico. La cosa risulta ancora più evidente se ci rivolgiamo al testo greco originale. Infatti la richiesta che viene tradotta “Quando, dunque, toglierai l’ansia dal nostro cuore”, letteralmente suona così: “Quando, dunque, solleverai il nostro animo (ψυκην)?” La psiche è quindi l’oggetto dell’intervento terapeutico richiesto a Gesù. Non si chiede la guarigione da una qualche infermità del corpo, e neppure di salvare un moribondo o di resuscitare un morto. Si chiede di sollevare la psiche, di liberare il cuore dal peso dell’ansia e dell’angoscia esistenziale. I pazienti chiedono ed il Maestro risponde; ma la risposta non viene accolta. Il rapporto terapeutico si interrompe con i pazienti che raccolgono sassi per scagliarli contro il Maestro. Qual’è la terapia che Gesù offre ai giudei che lo interrogano, pur sapendo che non sarà accolta? Egli, sapendo che la sofferenza è frutto della pur necessaria separazione realizzatasi con la coscienza adamica, indica la via della riunificazione degli opposti: “Io e il Padre siamo una sola cosa”, ma questa indicazione non può essere compresa da chi non fa parte del gregge, cioè da coloro che non sono portatori della coscienza cristica. Gesù appare estremamente consapevole del fatto che può riconoscere soltanto chi già conosce in se stesso, eppure continua a rivolgersi anche a coloro che non conoscono in se stessi. Perché? E’ proprio il rivolgersi a coloro che non possono comprendere che porterà Gesù sulla croce; ma ciò era evidentemente necessario affinché la strada fosse indicata, affinché un pre-esistente percorso esoterico, divenendo infine essoterico, potesse universalizzarsi. Gesù, quando allude alla sua imminente crocifissione, parla infatti di “elevazione”, “sollevamento da terra” (υψοω), per alludere al fatto che se si vuole che tutti vedano una qualche cosa, occorre sollevarla da terra. Inoltre, la coscienza cristica, cioè la terapia che Gesù addita all’umanità tutta, consiste nel consapevolizzarsi della condizione di lacerazione che comporta l’essere inchiodati ad una croce. Una croce il cui braccio orizzontale è l’immanenza, cioè la condizione materiale, e il cui braccio verticale è la trascendenza, cioè la condizione spirituale. Infatti, se l’essere, nell’uomo, si vede in croce, potrà successivamente scenderne. Ne scenderà morendo a quella condizione di crocifissione per rinascere ad una condizione di maggiore consapevolezza. La rinascita si realizza quando il soggetto, vedendosi in croce e riflettendo sul suo vedersi, sposta la propria identità dal visto al veggente. Così come accade durante il percorso psicoanalitico, quando chiediamo al cosiddetto paziente di non identificarsi con le sue stesse oggettivazioni, ma di spostare tutta la sua identità nella funzione riflessiva. Ma tutto questo, che oggi per noi è qualcosa di immediatamente comprensibile, quel giorno di dicembre di 2000 anni fà era un fatto ancora pionieristico. La stessa necessità della crocifissione concreta sottolinea che Gesù, più che indicare una soluzione, indica la via per giungere ad una soluzione. Inizia cioè il processo di cristificazione universale attraverso cui l’Essere diventa sempre più consapevole di se stesso. Con Gesù la vicenda viene vissuta sul piano dell’immediatezza, la tensione conoscitiva viene, per così dire, agita senza rifletterla. Giovanni, successivamente, riflette sulla esperienza di Gesù: con lui l’Essere si consapevolizza dell’unitarietà di se stesso, ma ancora su di un piano solamente coscienziale. Giovanni è perfettamente consapevole che il processo di sintesi unitaria deve coinvolgere la totalità dell’Essere, che tutto deve avvenire nella carne e non solo nell’astrattezza simbolica; la dimensione materiale, l’oggettualità tutta del mondo deve cristificarsi, ma i tempi non sono ancora maturi. Infatti la donna, e con lei il femminile di Dio, è ancora muta e imprigionata nell’oggettualità. Oggettualità nella quale la confina il maschile e in cui lei stessa ripone la propria identità. Con la psicoanalisi, come ben sappiamo, dopo Freud, Jung e Montefoschi, che costituiscono le tappe preliminari del processo attraverso cui l’inconscio e quindi l’oggettualità tutta diventa sempre più consapevole di sé, Silvia si costituisce come soggetto dialogante al cospetto di Giovanni. Con la nascita del nuovo soggetto dialogante in se stesso: Giovanni/Silvia, si compie il processo di cristificazione universale, in quanto l’Essere non si dà più nella dialettica soggetto/oggetto, bensì nel dialogo d’amore interno all’Uno. In questo senso, allora, l’evento accaduto 2000 anni fà rappresenta l’inizio di un processo terapeutico che ha avuto termine con la guarigione dell’Essere Uno dalla sua originaria spaccatura. Una guarigione avvenuta dieci anni fà con l’incontro consapevole di Silvia e di Giovanni. L’analisi, attraverso cui l’inconscio viene portato alla coscienza, è terminata poichè l’inconscio s’è fatto tutto consapevole di sé. L’analisi in quanto recupero all’interno del soggetto unico di quanto egli stesso aveva posto fuori per conoscerlo, è terminata, poiché il soggetto ha recuperato in sé tutta l’oggettualità fattasi consapevole, e nel far ciò, il soggetto unitario, si è infine consapevolizzato della sua primitiva dualità. Come è scritto in “Alle soglie dell’infinito”, “oggi l'analisi, nel nuovo significato che il termine assume, torna ad essere interminabile così come è interminabile, cioè infinito, l'amore reciproco che ci attraversa e nel quale ci siamo riconosciuti. L'amore vuole amare veramente, radicalmente, concretamente, senza che vi sia più separazione, senza alcun termine: da sempre e per sempre. La nostra opera ora solo in questo consiste: far sì che i nostri pensieri ed i nostri corpi siano materialmente l'unico corpo e l'unico pensiero.” La psicoanalisi di cui noi oggi trattiamo è dunque qualcosa di assolutamente nuovo rispetto alla cosiddetta psicoanalisi “ufficiale”. Quest’ultima cerca ancora, applicando i vecchi modelli interpretativi e quindi oggettivanti, di capire e trasformare l’altro. Ma, dal momento in cui l’evoluzione sè data una forma nuova nel soggetto duale quale nuovo Vivente, è venuta a mancare, fra coloro che non hanno compiuto il salto evolutivo, la forza coesiva verso la visione sintetica che caratterizza appunto il procedere dell’essere nel suo sviluppo evolutivo. E poiché gli uomini hanno perso il riferimento comune che li metteva in grado di comprendersi e di amarsi, anche la psicoanalisi, che era l’ambito dove la tensione erotico-conoscitiva univa i due del discorso, non è più in grado di operare alcuna sintesi. Assistiamo allora all’espandersi della frammentazione fra individui sempre più incapaci di relazionarsi. L’evoluzione appunto, che per l’umanità è sostanzialmente evoluzione del proprio livello di consapevolezza, ha abbandonato la stazione del “sistema uomo”, e poiché la dimensione relazionale e sociale trova il suo senso soltanto nella tensione evolutiva, la relazionalità e la socialità, prive di un riferimento sovraordinato, prive cioé di un senso, stanno rapidamente deteriorandosi. E poichè il treno è partito, coloro che si riconoscono sul treno, altro non possono e vogliono fare che testimoniare la loro nuova condizione, che poi è quella del loro infinito dialogo d’amore intersoggettivo. Ma la testimonianza di cui parliamo non consiste nel testimoniare all’altro fuori di noi, ripristinando quindi la separazione, bensì nel trattare in noi tutto ciò che accade. Quindi oggi il Vivente testimonia di sé a se stesso, teso a realizzare una pienezza perfetta eppure, al tempo stesso, infinitamente perfettibile. Nella misura in cui noi facciamo questo, di fatto accogliamo l’altro dentro di noi, portandolo nel cuore del Vivente; di fatto il nostro dialogo d’amore è la redenzione dal peccato originale della separazione. A volte vecchie memorie tornano ad affacciarsi alla mente: è il Vivente che sfoglia l’album delle foto di famiglia, aspettando che la memoria di un esterno e di un interno, di un prima e di un poi, di un noi e di un altro, pian piano scompaia, così come accade ad un sistema non più stabilizzato da quello immediatamente superiore.

Mario Mencarini

http://www.mariomencarini.it/www.mariomencarini.it/quando.html

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